Noi crediamo di voler esser presi per quello che siamo, in realtà vogliamo essere presi per quello che crediamo di essere.

Si, certo, capisco: è un po’ lapidario.

Ma smentitemi, se ne siete capaci!

Eppoi mi è venuto spontaneo, leggendo un articolo pubblicato su The Lancet dal titolo Cosa vogliono davvero i nostri cervelli?

Tre esponenti di rilievo rispettivamente negli ambiti della neuroscienza, della neuroscienza computazionale e della neuropsichiatria, partecipanti a una tavola rotonda, hanno risposto a domande di colleghi e pubblico riguardanti la loro ricerca su ciò che il cervello umano effettivamente vuole in termini di riconoscimento ed elaborazione di quanto viene definito quale “ricompensa” che aiuta l’individuo a imparare e, in definitiva, a sopravvivere.

Bene. L’articolo è estremamente interessante persino per chi, come me, non ha alcuna formazione in ambito scientifico ma amerebbe sapere, una volta per tutte, perchè desideriamo tanto piacere a tutti e stiamo tanto male quando ci rendiamo conto che, proprio a tutti, non possiamo piacere. Qui si parla di risposta pavloviana e sopravvivenza, di aumento dell’avversione al rischio man mano che s’invecchia e subentra il calo fisiologico di concentrazione della dopamina. Ma in termini più… ehm…quotidiani? Di esperienza di vita più vicina a noi?

Per me è difficile, per esempio, credere che tutto parta dal cervello, mentre faccio già meno fatica (ok, sì, è vero, sono una donna!) a pensare che parta dalla pancia. Però gioco tutti i miei gettoni sul cuore, indugiando sul pensiero che se finissi nelle mani di uno di questi eminenti scienziati, verrei probabilmente sezionata e classificata come Scavezzacollo Sentimentale…. e buttata poi fuori dai loro laboratori, perchè a quanto pare, nonostante l’età e la conseguente diminuzione di dopamina, io continuo imperterrita a rischiare per amore, a espormi in modo non condizionato e di sicuro a sognare, convinta che una vita non condivisa non è vita.

La ricompensa che mi aspetto di ottenere grazie a questo atteggiamento mentale, ai fini della sopravvivenza della specie, non è piacere a tutti: è l’incontro con menti amorevoli e profondamente oneste, che non giudicano. Sopravvivere, non so se ci riuscirò… vivere, in compenso, mi viene benissimo!

Ecco il link che vi porterà direttamente a The Lancet, una delle riviste scientifiche in ambito medico più importanti al mondo:

http://www.thelancet.com/pdfs/journals/laneur/PIIS1474-4422(18)30003-6.pdf

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